LE IDI DI MARZO
Romanzo storico di Professor Valerio Massimo Manfredi, Edizione Mondadori S.p.A. Milano.
Una recensione anomala, nel leggere questo romanzo mi hanno colpito le similitudini.
In tempi non sospetti il veggente Spurinna disse a Gaio Giulio Cesare “Guardati dalle Idi di marzo.”
Il 15 marzo del 44 A.C., avvenne il cesaricidio.
L’uomo, il comandante, che lavorava per riconciliare le fazioni in lotta, estirpare i rancori prodotti da 20 anni di guerre civili che dilaniavano “l’impero”, proteggere le classi più povere “garantendo prestiti con tassi contenuti, senza però spaventare i maggiorenti, cancellando i debiti”. Un cambiamento per costruire una nuova era di pace e di benessere per l’antica Roma.
Leggendo questo romanzo storico, narrato con talento, arte raffinata e maestria da Prof. Manfredi, ho rivisto la storia italiana da dopo la guerra ai nostri giorni. La guerra civile o guerra partigiana, odi, rancori e divisioni, fino al 1955 e anche oltre, le brigate rosse, la morte di Moro, ho avuto questa sensazione leggendo le pagine 47e 48 del romanzo. Altra similitudine a pagina 80, dove Marco Antonio alla festa dei Lupercali, voleva incoronare Cesare re, vedasi le elezioni dei vari presidenti della repubblica, si divulgava un nome nella stampa ad arte per bruciarlo. A pagina 82/83, personaggi aiutati a far carriera nell’esercito o in politica o vinti e perdonati da Cesare nelle varie guerre civili vedi: Cicerone, Ponzio Aquila, Bruto, Tillio Cimbro, Publio Casca e altri ancora che cambiarono casacca, passando fra gli oppositori di Cesare al senato romano. Perdonate, ma mi vien da pensare che il tradire o il più gentile cambiar casacca il popolo italico lo usi ancora.
Senza voler infierire sulle similitudini ma per amore della verità a pagina 114, Antistio conversando con Artemidoro disse: “Perdonami, non intendevo offrirti denaro in cambio del tuo aiuto, anche se in questa città corrotta il denaro è spesso l’unica soluzione”. Le varie fazioni, oggi chiamate correnti politiche, avevano spie, informatori e sicari, infiltrati nelle strutture pubbliche in ogni luogo e in ogni dove. La memoria mi porta il ricordo di mafia capitale, del Banco Ambrosiano. Anche allora come oggi i governatori, senatori, generali, usavano lettighe e scorta armata a piedi e a cavallo, vedasi pagina 170/171, e tante altre coincidenze evidenziano un’amara verità dei nostri giorni.
Il grande cesare diceva: “Solo i tiranni hanno le guardie del corpo”.
Il 15 marzo del 44 A.C. Gaio Giulio Cesare recandosi al senato per una riunione molto importante riguardante la guerra civile, camminando a piedi senza scorta, infatti non era neanche presente il fedele centurione, Sestio Publio Baculo detto il “il bastone”, morì. Anche Aldo Moro andava al senato per un discorso importante o no?
Grazie Professor Manfredi per questo romanzo storico, ove lei narra e racconta sette giorni della primavera del 44 A.C. che hanno dato una svolta diversa alla storia del mondo allora conosciuto.
Tra le trame della storia di oltre 20 secoli fa, si capiscono meglio i tempi attuali.
Chiedo ora a me stesso e lo chiedo a chi mi legge: “la storia, non ci ha insegnato niente?”
Un vecchio detto diceva che l’esperienza non spreca mai le sue lezioni, a quanto pare non è così!
Pietro Peigottu